Oltre una micro-piccola impresa manifatturiera su quattro hanno utilizzato strumenti di fabbricazione digitale nel 2014 (il 26.2%) e quattro imprese su 10 sopra i 20 addetti (il 44,4%).

Questo è ciò che emerge da un’indagine condotta dalla Cna presentata alla Commissione attività produttive della Camera all’interno dell’indagine conoscitiva circa il modello da applicare al tessuto industriale italiano e quali strumenti usare per favorire la digitalizzazione delle filiere industriali nazionali in un’ottica di “Industria 4.0”.

Secondo l’analisi, gli strumenti più utilizzati dalle imprese italiane sono quelli di prototipazione, di più facile utilizzo, ma si distanziano di poco dalle stampanti 3D, le fresatrici e le tagliatrici laser. Dalla ricerca emerge inoltre che rivestono un luogo importante per la digitalizzazione i luoghi di contaminazione e co-produzione: un’impresa su cinque ha frequentato un fablab o un makerspace come luogo di confronto, approfondimento, progettazione e prototipazione.

Mario Pagani, dirigente della Cna, afferma che “Le azienda sono pronte; la vera sfida ora è quella di realizzare una Industria 4.0 a misura di piccole imprese, in modo tale che queste possano essere pienamente integrate nel cambiamento in atto”.

La Cna, così come tante realtà del settore, sottolinea il con cui si sta muovendo la politica italiana rispetto a paesi come la Germania che ha varato il suo piano per l’Industria 4.0 già nel 2011 e chiede finanziamenti adeguati e con una programmazione pluriennale.

La Cna ha proposto due suggerimenti utili ai fini del miglioramento della situazione industriale odierna: la costituzione di un fondo per la contaminazione digitale delle imprese, che potrebbe agevolare gli investimenti in macchinari di nuova generazione e poi un’agevolazione fiscale per la produttività da digitale da riconoscere sulle spese relative all’acquisto di tecnologia, agli strumenti per migliorare una o più fasi del processo produttivo e alla spese relative alla formazione del personale.