Digitalizzare la piccola media impresa o chiudere “bottega”

Le ‪‎pmi italiane utilizzano troppo poco ‪‎internet e tecnologie dell’informazione rispetto la media europea.

La fotografia dell’Italia pubblicata dall’Istat a fine dicembre in riferimento all’anno 2015 propone il seguente panorama:

  • Il 70,7% delle imprese con almeno 10 addetti dispone di un sito web (69% nel 2014);
  • Un’impresa su quattro ha sul sito un link al proprio profilo social;
  • Il 37,3% utilizza un social media (32% nel 2014), soprattutto per finalità di marketing (29,6%).

Sono in aumento le imprese che utilizzano la fatturazione elettronica in un formato adatto all’elaborazione automatica (da 5,4 del 2014 a 15,5% del 2015) e quelle che adottano software specifici per la condivisione interna di informazioni sulla clientela (da 28 a 30,2%). Queste rilevazioni sono sicuramente incoraggianti rispetto al passato, ma c’è ancora tanta strada da fare.

Se le aziende della PMI non si mettono al passo coi tempi, e quindi non si convertono alla digitalizzazione, nei prossimi 5 anni almeno 4 imprese su 10 rischieranno di essere surclassate se non investiranno in tecnologia (dati che provengono dal Digital Vortex, il report pubblicato a metà 2015 dal Global Center for Digital Initiative (Gcdi) di Cisco e Imd).

Ecco che digitalizzare è una questione seria che trasforma il business aziendale: non è una semplice trasposizione di informazioni da carta a bit. Vuol dire immette nuovi modi di lavorare, quindi paradigmi innovativi, che possono radicarsi solo se vi partecipano tutte le figure aziendali impattate dal cambiamento.

Promozione e vendita di prodotti o servizi stanno diventando, grazie alle tecnologie digital, sempre più efficaci ed efficienti. Efficaci perché in grado di proporre un modello di relazione diretta e personale con il prospect, con il cliente o con l’utente. Efficienti perché consentono di tracciare e monitorare costantemente le performance delle azioni sviluppate ottimizzando l’utilizzo di risorse quali, per esempio, i budget media. Non ultimo il tema della relazione con clienti e/o utenti che oggi può (deve) essere abilitata per raccogliere feedback, critiche, suggerimenti di sviluppo per il proprio prodotto e/o servizio o anche indicazioni relative alla competition. Oggi le aziende che non “dialogano” perdono occasioni per fare marketing, comunicazione, per raccogliere informazioni e per effettuare delle vendite.

A dispetto di ciò che succede in Italia, le maggiori potenze europee puntano decisamente sul settore ICT ed e-commerce. Nel resto del mondo l’e-commerce rappresenta il 2,2% del PIL totale: non vi è alcun dubbio che le vendite online giocano un ruolo importante in Europa. Oltre il PIL, l’e-commerce rappresenta 645.000 siti online in Europa, 3,7 miliardi di accordi commerciali online ogni anno e circa 2 milioni di offerte di lavoro create per gli europei. Secondo un’indagine pubblicata da Postnord relativa al 2014, gli europei hanno la tendenza ad acquistare in Europa: Inghilterra, Germania e Francia sono i mercati più frequentati. Questi paesi hanno saputo ascoltare e dare fiducia alle innovazioni giovanili e hanno ottenuto risultati e guadagni significativi per le loro economie interne. Invece i paesi del sud Europa, come Spagna, Italia, Portogallo, Grecia rappresentano insieme una quota dell’11,2% dell’intero mercato europeo.

Grazie a costi delle iniziative digital più contenuti rispetto ad altri media e una buona diffusione di competenze di base permettono alle PMI di raggiungere nuovi mercati, anche internazionali o di garantire nuovi servizi (come per esempio il customer care). Tutte azioni che, in entrambi i casi, avrebbero richiesto, in altri tempi, significativi investimenti in risorse e strutture.

L’attuale situazione italiana fotografata dagli ultimi report è, quindi, la spia di un malessere più profondo. In sostanza, il digitale non è ancora entrato per davvero nei comportamenti delle aziende italiane. La trasformazione non può quindi che essere superficiale, limitata agli strumenti poco usati ed estesi alle logiche di business.

Oggi esistono molte realtà imprenditoriali italiane, costituite soprattutto da giovani, che propongono progetti innovativi per la digitalizzazione aziendale. Gli scenari possibili? Bisogna puntare su queste realtà per modernizzare le PMI italiane e far ripartire la ruota dell’economia italiana.

Bill Gates ha detto: “Le aziende subiranno più cambiamenti nei prossimi dieci anni di quanti ne abbiano sperimentati negli ultimi cinquanta.”

È bene stare al passo con i tempi se non si vuole abbassare definitivamente la saracinesca.