Per capire come funziona un’azienda manifatturiera bisogna viverla, sentire lo spirito che aleggia in stabilimento, guardare i volti degli operai che vivono e fanno ogni giorno l’azienda stessa.

Industrialissimo è andato a visitare l’impresa piemontese, E.SASSONE,  registrata nella piattaforma digitale INDUSTRIAL CLOUD. L’azienda è nata nel 1953 grazie all’operato di dell’IngEdoardo Sassone: il focus produttivo consiste inizialmente nella realizzazione del disco condotto della frizione, articolo di punta del settore Automotive, ma nel tempo ha ampliato la sua gamma prodotti realizzando meccanismi per le frizioni, raggiungendo l’obiettivo di fornire ai propri clienti un kit frizione completo.

andennaAbbiamo intervistato Claudio Andenna, General Manager di E.SASSONE per saperne di più sulla sua azienda, cercando di ragionare su tematiche attuali come competitività, mercato estero, Industria del futuro e altro ancora.

L’azienda è nata negli anni ’50. In che modo siete riusciti a restare sempre competitivi nel mercato Automotive?

Fondamentalmente adattandoci. E.SASSONE non è un’azienda opinion leader, noi subiamo il mercato. Nel momento in cui il mercato è cambiato, e si è passati dalle produzioni meccaniche tipiche degli anni ’70-’80 (presse in linea, stampo continuo) di grandi quantità di prodotto, a richiesta di piccole quantità da consegnare in maniera veloce ( l’avvento della cultura del cosiddetto magazzino basso “just in time”), siamo stati costretti ad adeguarci ai cambiamenti se volevamo rimanere sul mercato.

dischi frizioneTutte le nostre presse, tipica espressione di entità produttive metalmeccaniche, le abbiamo date in outsourcing, per cui quando abbiamo bisogno di grandi quantità le chiediamo alle aziende hanno i nostri macchinari, i nostri stampi e producono per nostro conto.  All’interno, invece, abbiamo fatto grandi investimenti in nuove  tecnologie, controllate elettronicamente e gestite da un ufficio tecnico, con bassa manutenzione e controllo umano, che però sono in grado di produrre anche piccole serie . Questo ci ha permesso di accedere a tutta una fascia di clienti che prima ci erano preclusi.

Grazie alla sostituzione di presse e sistemi produttivi degli anni ’80, siamo rimasti al passo con i tempi, superando così le varie crisi economiche degli ultimi 15 anni;  abbiamo sostituito quei clienti  persi per motivi economici con nuovi clienti acquisiti grazie alle nuove tecnologie.

Con la pressa eri costretto a produrre almeno un lotto, ma ciò comportava il forte rischio di appesantire il magazzino. Per concludere, tutti questi aspetti andavano bene quando nel mercato c’erano pochi prodotti in grosse quantità, adesso è esattamente l’opposto: tantissimi prodotti in poche quantità.

Quindi, noi ci siamo semplicemente adeguati. Ecco come siamo sopravvissuti in tutti questi anni.

e.sassoneSe dovesse descrivere la sua azienda con un aggettivo quale sceglierebbe?

Noi siamo un’azienda tosta. Se mi chiede una similitudine, siamo come i fili d’erba che dopo la tempesta si rialzano. Abbiamo affrontato tante bufere: dalle Torri Gemelle alle diverse crisi Fiat, che qui in Piemonte sono sempre disastrose, ed infine la crisi mondiale del 2008: in quel momento si è spento il mondo, il telefono non suonava più, non si produceva più; e questo non solo nella nostra azienda, ma proprio in tutto il settore Automotive: giusto per fare un esempio, il concessionario della Mercedes di Reykjavík, in Islanda, aveva registrato un -93% nel 2009. Erano dati da far disperare chiunque, da non credere.

Nonostante tutto, siamo riusciti a rimanere in piedi: abbiamo perso tanti clienti e visto diminuire il fatturato di clienti storici, ma siamo sempre riusciti a compensare con nuovi clienti, ponendoci in modo nuovo, più moderno sul mercato. Sta di fatto che i nostri concorrenti hanno quasi tutti cessato l’attività, due di loro li abbiamo addirittura acquistati noi…. e soprattutto siamo ancora qui. Non è facile rimanere a galla, è estremamente faticoso riuscire ad essere sempre sul pezzo, ma noi siamo tosti, per cui andiamo avanti per la nostra strada lavorando giorno dopo giorno con grande entusiasmo.

Com’è gestire un’azienda del vostro calibro di questi tempi?

Beh, negli anni ’90 gestire un’azienda significava avere un controllo diretto su molteplici aspetti specifici, che riguardavano la parte produttiva, controllo qualità e via discorrendo, ed erano soprattutto lavori da svolgere in prima persona: dovevi essere tu stesso a controllare che tutto funzionasse al meglio.

macchinariL’evoluzione, invece, ha portato ad avere macchinari che si controllano dal soli e tutto quello che riguarda il comparto produttivo è comunque organizzato, grazie alle certificazioni, in modo che chiunque debba occuparsi di determinate fasi del ciclo , lo fa seguendo regole precise, eliminando quasi ogni margine di errore.

Il segreto è capire la testa delle persone che lavorano in l’azienda, facendo in modo che siano sempre attenti perché, come detto prima, le macchine si gestiscono da sole. Sono le persone che devono essere seguite: se c’è distrazione, se i lavoratori non hanno ben chiari i motivi che li portano a dover svolgere un determinato numero di azioni, allora si rischiano errori.

Qui in azienda, tutti sanno perfettamente quello che devono fare e soprattutto perché lo devono fare, che è molto diverso. La motivazione nasce dal conoscere perché devi fare una certa cosa, perché sei incaricato a svolgere quelle determinate mansioni, tocca te stesso in prima persona. Oggi è fondamentale conoscere il tuo team: chi non ha ben chiaro i motivi per i quali si deve alzare alla mattina, per venire alla E.SASSONE, allora ad aziende come la nostra non serve. Noi siamo una bella squadra coesa e convinta del proprio lavoro.

Quali sono le strategie che vi hanno permesso di esportare il vostro prodotto all’estero?

Quando iniziammo, la produttività piemontese si adeguava a quello che era il contorno, avevamo un cash flow di 140-160 giorni, una cosa spaventosa e questo perché in Italia il valore aggiunto era costituito dall’agevolazione sui pagamenti.  Le aziende facevano da banca ai clienti. Uno dei miei compiti fu proprio quello di risanare questa situazione. A quel tempo, inizi 2000, si stava aprendo tutto il mercato dell’Est Europa, il quale era disposto a fare sacrifici pur di ottenere materiale e prodotto europeo, e questo perché all’epoca tutto veniva prodotto in loco oppure proveniva dalla Cina. Questo significa che pur di avere materiale proveniente dall’Europa erano disposti a pagarlo subito: noi per anni abbiamo ottenuto i pagamenti all’ordine.  Quindi ricevevamo il denaro ancora prima di iniziare la produzione: a livello di fatturato, questo sistema era arrivato ad incidere per il 20%. Ad oggi il mercato Est- Europeo incide intorno al 40%, ma ovviamente anche noi abbiamo nel tempo dovuto fare concessioni sul credito, ma sempre in linea con le logiche economico-produttive, riportando comunque il cash-flow aziendale in termini assolutamente accettabili.

L’unica eccezione è la fornitura di primo equipaggiamento: la pubblicità migliore che possiamo ottenere è quella di sapere che un meccanico smonta un pezzo che ha il nostro marchio, quindi accettiamo un certo modo di fare dei grandi produttori perché di contro abbiamo un ritorno indiretto estremamente importante.

A livello organizzativo, tutto è cominciato quando siamo andati per la prima volta nel 2001 a visitare la Fiera di Mosca. Ciò che più ci colpì fu l’entusiasmo e l’atmosfera che mai avevo incontrato in una fiera di settore: c’era voglia di fare, voglia di crescere, un paese che voleva ricostruirsi. Da allora, tutti gli anni partecipiamo alla Fiera di Mosca: il primo stand era di 9 mq, quest’anno sarà di 58 mq. Il mercato russo resta comunque molto difficile e, infatti, noi abbiamo cominciato a vendere solo dopo 5 anni di partecipazione; a quel tempo, la Fiera di Mosca era fondamentale per aziende bielorusse, moldave, ucraine e noi riusciamo a vendere solo a loro, erano meno rigide e diffidenti. Alla fine anche i russi, a furia di vederci negli anni sempre presenti, hanno abbassato le difese cominciando a interessarsi a noi.

macchinari E.SassonePer concludere, se le dico “Industria del futuro” cosa le viene in mente? Quali sono le sue previsioni future per E.SASSONE?

Si produrrà ogni singolo componente in diverse parti del mondo a seconda di costi e specializzazioni locali.  Gestendo tutto in mobilità Oggi ci sono multinazionali che di base non producono nulla: acquistano tanti componenti in giro per il mondo, poi fanno assemblare ed infine vendono il prodotto finito. Naturalmente tutto gestito via internet. D’altronde già oggi, grazie ai nostri sistemi di monitoraggio, posso vedere anche nel cellulare la produzione giornaliera delle nostre macchine.  Potrei fare altrettanto con macchine dislocate in altre città, paesi. Questa credo sarà l’azienda del futuro.

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