La strada che si sta percorrendo porta verso una sola meta: entro il 2020 l’intero settore manifatturiero a livello mondiale investirà in soluzioni Internet of Things (IoT) non meno di 70 miliardi di dollari. Questo è quanto traspare dallo studio di Business Insider “The IoT in Manufacturing Report.

L’automazione e le piattaforme machine-to-machine, associate ad un nuovo modello di business, stanno trasformando l’immagine dell’industria a livello globale in tutti i suoi comparti.  Dall’industria automobilistica ai beni elettronici, dal tessile all’agricoltura, dalla sanità all’aerospaziale, l’incremento dell’utilizzo delle tecnologie IoT è stato del 29%, tra il 2013 ed il 2014. Oggi l’Internet of Things registra all’interno dell’industria manifatturiera una spesa media di 30 miliardi di dollari e nel 2017 questo dato sugli investimenti salirà a 40 miliardi, aumentando di circa 10 miliardi l’anno fino a giungere intorno ai 70 miliardi totali del 2020.

Ma perché l’Internet of Things diventerà così fondamentale?

La diffusione di prodotti e soluzioni Internet of Things darà alle aziende manifatturiere la possibilità di instaurare un collegamento diretto e continuo tra le macchine e gli strumenti di lavoro, i prodotti e il consumatore finale, nell’ottica di fornire una sempre maggiore qualità e personalizzazione del prodotto. Eppure, soprattutto all’interno del settore produttivo, sono ancora molti gli imprenditori che si dichiarano impreparati a cogliere le opportunità derivanti dalle nuove tecnologie.

Le imprese che sapranno adottare le soluzioni IoT potranno ridurre i costi operativi, aumentare la produttività ed espandersi più velocemente verso nuovi mercati: secondo un report del 2014, entro il 2020 si prospetta che le aziende attive nel settore manifatturiero investiranno 140 miliardi di dollari in tecnologie IoT.

Fa riflettere che l’ultimo report “The internet of things has finally arrived” di MPI Group abbia come sottotitolo “Unfortunately, most manufacturers aren’t ready”: su un campione di 350 imprenditori statunitensi attivi nei settori manifatturiero, alimentare, siderurgico, chimico ed elettronico, più di un terzo dei rispondenti ha dichiarato di non avere ad ora alcuna strategia per l’introduzione di processi e prodotti IoT nell’azienda. La maggior parte degli intervistati dichiara di comprendere il valore dell’Internet delle Cose (71%), ma quello che emerge è la mancanza di know how  sulla materia in sé e su come sfruttarne al meglio le potenzialità. Nonostante ciò, il 76% degli intervistati si ribadisce pronto a inserire l’uso di dispositivi intelligenti nei processi di produzione nei prossimi due anni. Quindi si deduce che l’ingresso delle tecnologie IoT nelle aziende manifatturiere incontra difficoltà che dipendono sostanzialmente da una scarsa conoscenza delle tecnologie e delle opportunità di business, e non da budget insufficienti.

La ricerca dell’“Osservatorio Internet of Things” della School of Management del Politecnico di Milano ha individuato nel 2014 “l’anno di svolta” per il settore in Italia. Il 10% delle imprese italiane ha in corso progetti sull’Internet of Things, il 22% ha già istituito un progetto pilota o intende avviarne uno entro i prossimi 12 mesi, mentre il 38% “sta ancora analizzando” il potenziale dell’IoT. Numeri che segnalano ancora una volta il ritardo del nostro Paese: secondo un’analisi di Infor, che ha coinvolto aziende del settore in 12 diversi Paesi (inclusi Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Cina e India), per un’impresa su 10 l’IoT è ormai divenuto, da tempo, il primo settore di investimento.

L’italia riuscirà a stare al passo con gli altri Paesi oppure sarà costretta ad inseguire tutti ancora una volta?